Le acque dei nostri fiumi sono decisamente agitate, e alla politica conviene costruire in fretta due argini solidi per non perdere il controllo del dibattito. Da una parte bisogna frenare il vecchio vittimismo rivendicazionista (“ah maledetti svizzero tedeschi che ci rubano l’oro blu”), dall’altro evitare la postura supina che serve interessi distanti da quelli delle nostre Valli e del nostro Cantone.
Posati questi due argini, possiamo convogliare le nostre forze nella direzione giusta: investire nelle infrastrutture, investire nelle nostre risorse idriche. In parole povere: investire su noi stessi. Al di là delle ricerche storiografiche (sempre utili) e dei contributi puntuali (comunque da tematizzare), il Ticino politico ha il dovere di chiedersi cosa voglia fare dei nostri fiumi nei prossimi decenni – quando i presunti scenari colonialisti saranno consegnati al passato e saremo padroni del nostro destino. Per riuscire nell’impresa, non ci sono scorciatoie: serve la migliore versione del nostro Cantone – quella di un territorio imprenditore di sé stesso, protagonista di quel che succede dentro ai propri confini. Un Ticino coeso, che quindi sa rispettare anche la sorgente delle proprie ricchezze naturali – che sono le Valli. Le società di produzione di energia idroelettrica (ticinesi e svizzere, quindi non straniere…) nel tempo hanno investito nelle infrastrutture, generando anche posti di lavoro. Bene. Ci sono stati anche profitti consistenti (come succede a chi investe bene e strategicamente, con la giusta dose di rischio) ed è vero che sono finiti in buona parte al di là del Gottardo. Meno bene. Soprattutto, è innegabile che le nostre Valli – la culla delle acque – di questi profitti hanno beneficiato poco. Molto male.
Tra qualche anno, con la fine del capitolo delle Partnerwerke, avremo l’occasione di cambiare non il corso dei fiumi, ma la direzione della nostra storia. Servirà una collaborazione ben congegnata tra le località periferiche e Bellinzona: l’obiettivo sarà di lasciare una quota più ragionevole di indotto alle Valli (leggasi «canoni d’acqua»), specialmente se saremo stati in grado, lavorando insieme ad altri Cantoni, di correggere qualche evidente stortura nel sistema di perequazione federale.
Più indotto per le nostre Valli, grazie a una risorsa che appartiene a loro: sarebbe non solo un passo giusto, ma un modo per rafforzare le periferie del nostro Cantone, rendendole più responsabili di sé stesse, e meno dipendenti dalla perequazione intercomunale. Ne sarebbero di certo tutti contenti, dalla Città di Lugano alle terre del Fondo del sacco, passando per tutte le valli che non vedono l’ora di essere padrone del loro destino – assumendosene tutte le responsabilità.
Alessandro Speziali, presidente PLR, LaRegione, 1 marzo 2024.