Il PLR non condivide assolutamente lo sciopero dei dipendenti pubblici, annunciato dai sindacati per il prossimo 29 febbraio. Un’astensione dal lavoro che si trasformerà presto in un boomerang, perché la popolazione - già confrontata con situazioni di difficoltà - non comprenderà, né condividerà una nuova protesta che, stavolta, interferirà con importanti servizi dello Stato. E pensando all’importante votazione sulle misure di compensazione IPCT alle porte, lo sciopero rischia di essere controproducente e doloroso.
La decisione da parte del Consiglio di Stato di versare ai dipendenti un contributo di 400 franchi e concedere loro due giorni di congedo pagato appare quasi un gesto insignificante di fronte alla posizione intransigente della maggioranza sindacale e di una parte dei docenti. Come peraltro sottolineato anche dal SIT – che esprime un sindacalismo realista e non ideologizzato – questa posizione risulta poco solidale con la stessa classe impiegatizia. Infatti a scioperare sarà una minoranza dei dipendenti pubblici e dei docenti. Purtroppo la maggioranza degli impiegati, che ha posizioni moderate e manifesta attaccamento al servizio pubblico, si trova sempre più a disagio con la divisione interna e con la radicalizzazione d’importazione manifestata in particolare dalla parte più intransigente dei docenti. Come PLR ci opponiamo con forza alla strumentalizzazione politica della scuola e sosteniamo tutti quei dipendenti e docenti che allo sciopero non prenderanno parte.
Il PLR si schiera quindi dalla parte dei tanti dipendenti pubblici operosi, che lavorano. A loro non servono scioperi, ma una gestione più orientata e moderna dell’amministrazione pubblica – dove si premiano i dipendenti capaci, dove si responsabilizza il loro ruolo. Una pubblica amministrazione ancor più efficiente ed efficace, adattata al modello della Confederazione per quanto riguarda gestione, organizzazione e capacità innovativa.